Siamo in pochi, ormai. E viviamo in un modesto, scomodo universo, incapaci di avvicinare e comunicare con altri esseri umani.
Quando comincia il grande esodo in occasione di questa o di quella vacanza, il nostro senso di isolamento aumenta.
Siamo i non automobilisti e apparteniamo alla confraternita dei senza macchina.
Leggiamo sul giornale titoli come - lunghe code verso il mare - e poi - rientri a passo d'uomo - .
Apprendiamo così che il resto della popolazione gode di privilegi a noi negati.
Riuscite ad immaginare cosa significa essere per sempre esclusi da un ingorgo sull'autostrada con una fila di macchine lunga cinque chilometri?
Nei posti dove si discute animatamente della strada migliore, delle deviazioni più convenienti, dei guasti più comunidel carburante, noi restiamo zitti ed imbarazzati
Per noi, gente senza patente, una tangenziale o un raccordo non sono che astratti concetti geometrici.Quando dico che non possiamo guidare, tutti pensano subito che sono stato messo al bando, condannato per chissà quale grave infrazione al codice della strada, magari per recidiva mancata lavatura del veicolo durante le feste.
Non è questo il motivo.
Ho semplicemente dimenticato di prendere la patente.
Per qualche ragione perversa, non mi sono mai deciso ad imparare a guidare l'automobile.
Adesso ne pago lo scotto.
Non conoscerò mai quello speciale senso di fratellanza che prova chi, accanto alla sua macchina nuova tutta ammaccata, scambia nome e cognome ed indirizzo con un collega automobilista, promettendo di mantenersi in contatto con lui.
Siccome non posseggo un'auto, non posso mettere orgogliosamente in mostra sul parabrezza i tagliandi di tutte le tasse pagate.
E sapeste come invidiamo, noi non-automobilisti, coloro che possono attirare l'attenzione di aitanti signori in uniforme i quali, armati di penna a sfera e taccuino, controllano con scrupolo le loro vetture parcheggiate in sosta vietata.
Ci chiediamo angosciamente se il tagliando ai 1500 chilometri non sia per caso un rito di qualche seta religiosa e fantastichiamo ai tanti piaceri che la famiglia motorizzata può godersi durante il week-end.
Per esempio, quello di poter ammirare, stando seduti in macchina, il maestoso procedere di un colossale TIR da dieci tonnellate che occupa tutta la strada, sorridendo ai marmocchi che fanno le bocacce dal finestrino posteriore dell'automobile che ci precede.
Pensate poi al senso di frustrazione se ci rechiamo, noi non-automobilisti, in una celebre località turistica! E' inutile in fondo che uno di noi vada a vedere posti splendidi, visto che poi non potrebbe informare il mondo della sua impresa, non disponendo di un paraurti posteriore su cui attaccare l'apposita etichetta.
In qualche modo, però, riusciamo a tirare avanti. Andiamo a fare passeggiate in campagna con la bicicletta, prendiamo il treno.
Per noi, la strada migliore per arrivare in qualche posto è il treno. Giriamo in bicicletta e conosciamo tutti i segreti degliautobus di provincia.
Certe volte, qualche automobilista ci offre perfino un passaggio: tale infatti è la nobiltà d'animo di un uomo non appena si mette al volante! In effetti, agli automobilisti piace l'aria fiduciosa che traspare dal volto dei non-automobilisti seduti alle loro spalle.
E noi siamo troppo presi d'ammirazione per fare i commenti sulla velocità o sul modo di affrontare le curve.
Forse domenica prossima ci vedrete. Potrete facilmente riconoscere le case in cui viviamo: quando infatti tutti gli altri si alzano per partire di buon'ora ed evitare i peggiori ingorghi, le tapparelle delle nostre finestre sono ancora abbassate.
Poi ce ne andremo girovagando per la città, dalla quale tutte le macchine saranno sparite.
Pochi di noi si raduneranno ai bordi della strada nei punti di maggior traffico.
In quel momento potrete facilmente riconoscere il non-automobilista da una particolarissima smorfia di dolore dipinta sul volto.
Attraverso i riflessi di un finestrino d'auto, quell'espressione potrebbe anche essere scambiata per una risata sotto i baffi.
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