La sinistra italiana, per qualche strano motivo ad oggi ignoto, ha sempre avuto un debole maniacale, che rasenta l’ossessione vera e propria, per le tasse.
Amano le tasse e amano tassare.
Nella loro mentalità arcaica e di stampo “feudale”, la parola “tassa” è un qualcosa di magico che risolve, secondo loro, un ampio ventaglio di problemi in un colpo solo.
Poco importa se poi l’aumento della pressione fiscale frena i consumi, paralizza il mercato, inibisce la crescita del lavoro e gli incentivi, penalizza i lavoratori dipendenti i quali, tassati alla fonte, possono “scaricare” poco o nulla dai modd. 730 o Unico; poco importa se l’ eccessiva pressione fiscale dà origine ad un’ evasione quasi legittimata altrimenti non si sopravvivere.
E’ sufficiente prendere una qualsiasi busta paga di un qualsiasi lavoratore: sommiamo tutte le trattenute (IRPEF, INPS, addizionali comunali, regionali, etc… etc..) e senza fare dei calcoli matematici particolarmente complicati ci accorgeremo che su 12 mesi in un anno, i primi 6 vanno all’ erario. Il nostro guadagno puro a inizia luglio.
In sintesi tra tasse, imposte dirette e indirette, la pressione fiscale arriva quasi al 50 %.
Per le aziende la faccenda si complica ancora di più e le cose non vanno certo meglio… anzi!
Basti ricordare la bruttissima IRAP, altrimenti chiamata Imposta RAPina dagli addetti ai lavori, inventata e fortemente voluta nonché sostenuta da un certo Vincenzo Alfonso Visco (guarda caso). Tassa in odore di incostituzionalità e dichiarata illegittima dall’Europa.
In sostanza l’ IRAP è un meccanismo tortuoso capace di far pagare le tasse sui costi. Infatti l’IRAP si paga anche sugli interessi passivi, sul costo del personale, sull’INPS. In pratica più una azienda è indebitata e quindi paga interessi passivi, più IRAP questa azienda o professionista pagherà!!
Secondo quale logica non si sa.
Ma torniamo a lavoratori dipendenti, cioè la maggioranza, cioè quelli che, i vari governi di sinistra, si sono divertiti di più a massacrare nel senso letterale della parola:
Il Governo Prodi-Visco ha inventato la "addizionale comunale Irpef" e l’ "addizionale regionale Irpef",cioè le nuove tasse che comuni e regioni hanno avuto facoltà di imporre ai loro cittadini amministrati. Ovviamente quasi tutte le regioni e comuni ne hanno approfittato. Pochi sanno tuttavia che il Governo Berlusconi ha vietato alle regioni e ai comuni di aumentare l'addizionale Irpef e che alcune regioni governate dal centrodestra l'hanno addiritura ridotta (Veneto, Puglia, Lombardia, Lazio).
La Lombardia, ad ogni modo, ancora per poco. Pisapia (buon sangue non mente), se confermato sindaco di Milano al ballottaggio, quasi sicuramente la introdurrà.
Il Governo Prodi-Visco (sempre loro due, tipo “il gatto e la volpe) è quello che da sempre ha imposto le tasse più assurde e originali: l'eurotassa come prestito per entrare in Europa e invece poi l'ha restituita solo al 60%,tradendo la promessa di rifonderla per intero. È anche vero che nel 1992 il Governo Amato-Ciampi aveva agito peggio,quando ha fatto irruzione nelle banche per prelevare quattrini dai depositi degli italiani, e questi non sono mai stati restituiti.
E ancora sempre la sinistra, protagonista in questo caso Giuliano Amato, quando ebbe la malsana idea di tassare gli italiani con “La tassa sul medico di famiglia”, introdotta come una tantum nel 1992. Anche in questo caso fu promessa la restituzione che, di fatto, avvenne solo in parte (80%) sotto forma di diminuzione delle imposte dovute. Peccato però che a quel tempo le modalità e la tempistica dei rimborsi vennero rese note assai poco, quasi “nascoste”; col risultato che in molti non ne seppero nulla e quei molti non ottennero il rimborso.
Ma veniamo adesso alla più grossa porcheria, e sottolineo porcheria in quanto rende perfettamente il significato, sempre a carico di Monsieur Prodi e del suo ultimo scellerato governo: l’ esproprio del TFR (Trattamento di Fine Rapporto).
Come tutti sappiamo il TFR è sempre stato un accantonamento annuale (del valore di circa uno stipendio netto mensile). Nient’altro che una scrittura di bilancio, dei numeri su carta, che si trasformavano in denaro reale all’ atto della cessazione del rapporto di lavoro.
Troppo comodo!!! Troppo facile!!! E qui, le diaboliche menti della sinistra, riuscirono a dare il meglio… o forse sarebbe meglio dire il peggio.
In sintesi la maggior parte dei lavoratori, quelli di aziende sopra i 50 dipendenti, furono obbligati a devolvere il proprio TFR ad un Fondo ( di categoria o a scelta oppure all’ INPS).
In barba alle promesse elettorali di Prodi, dove sbandierò ai 4 venti di risolvere la crisi occupazionale creando nuovi posti di lavoro, di alleggerire la pressione fiscale (sic!) e dare nuova liquidità alle aziende, la devoluzione dei TFR ai fondi per le aziende si rilevò un salasso economico non indifferente. Fu come se tutti i dipendenti si fossero licenziati insieme e dovessero, conseguentemente, ricevere il TFR.
L’esborso per le aziende fu particolarmente oneroso con le conseguenze che tutti possiamo immaginarci:
1) aumento dei fidi con relativi interessi e commissioni verso le banche a cui le aziende furono costrette a rivolgersi per far fronte al pagamento di tutti i TFR
2) minor liquidità e minor disponibilità (alla faccia delle promesse elettorali) ed aumento della situazione debitoria
3) meno liquidità quindi meno investimenti, meno assunzioni, meno formazione, meno incentivi.
4) Aumento dei precari e delle collaborazioni a progetto
Queste quindi, secondo gli abili economisti della sinistra, sono state le mosse strategiche studiate per il risanamento delle aziende e del lavoro.
Ma siamo sempre lì, nulla di nuovo. I governi di sinistra hanno sempre agito come un Robin Hood alla rovescia, togliendo ai poveri, facendolo però nella maniera più subdola e meschina (come d’altro canto è loro atavica consuetudine), cioè con l’aureola dei martiri in testa, lo sguardo di una mamma comprensiva che tutto sa e tutto perdona ed il loro solito sorriso “buonista” stampato sulle labbra.
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