Chi crea e utilizza un account di posta elettronica spacciandosi per un altro commette il reato di sostituzione di persona. Lo afferma la Cassazione (sentenza 12479/12) esaminando il caso di un quarantenne condannato dalla Corte d’appello di Roma perchè «in concorso con altro soggetto e senza il consenso dell’interessata, al fine di trarne profitto o di procurare a quest’ultima un danno» aveva utilizzato i dati anagrafici di una donna «aprendo a suo nome un account e una casella di posta elettronica e facendo così ricadere sull’inconsapevole intestataria le morosità dei pagamenti di beni acquistati mediante la partecipazione ad aste in rete».
Infatti, «la partecipazione ad aste on line con l’uso di pseudonimo presuppone necessariamente che a tale pseudonimo corrisponda una reale identità, accertabile on line da parte di tutti i soggetti con i quali vengono concluse compravendite. E ciò, evidentemente, al fine di consentire la tutela delle controparti contrattuali nei confronti di eventuali inadempimenti».
Chi apre e utilizza l’account a nome di un altro induce «in errore gli utenti della rete internet nei confronti dei quali le false generalità siano declinate e con il fine di arrecare danno al soggetto le cui generalità siano state abusivamente spese».
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