Ma non si parlava di riduzione di tasse ? invece il ministro Franceschini ha smentito tutto. Ieri dopo mesi di discussioni e polemiche è stato firmato il decreto sull' equo compenso che aumenta le tasse su smartphone, tablet e altri dispositivi elettronici.
Si tratta, in vero, di una tassa che doveva essere appioppata già nel 2012. Ma l'allora il governo Monti aveva altro a cui pensare, e per Dario Franceschini era quasi una guerra personale.
Per questo, a seguito del nuovo balzello, per ogni tablet o smartphone con almeno 16 Gb di memoria, allo Stato andranno 4 euro (contro i 0,9 precedenti per gli smartphone e gli 1,9 per i tablet), 6 per i pc (prima la tassa andava da 1,9 a 2,4 euro) e circa 0,4 euro su memorie Sd, chiavette Usb e altre tipologie di disco dai 4Gb in su. Smacco anche per chi compra le smart tv: si passa da nessuna tassa a un versamento di ben 5 euro.
Le tariffe per "il compenso per la riproduzione privata di fonogrammi e di videogrammi previsto dalla legge sul diritto d’autore", recita il comunicato del Mibact, saranno valide per i prossimi tre anni. "Con questo intervento si garantisce il diritto degli autori e degli artisti alla giusta remunerazione delle loro attività creative, senza gravare sui consumatori", ha commentato Dario Franceschini, secondo il quale "parlare di tassa sui telefonini è capzioso e strumentale: il decreto non introduce alcuna nuova tassa ma si limita a rimodulare ed aggiornare le tariffe che i produttori di dispositivi tecnologici dovranno corrispondere (a titolo di indennizzo forfettario sui nuovi prodotti) agli autori e agli artisti per la concessione della riproduzione ad uso personale di opere musicali e audiovisive scaricate dal web. Un meccanismo esistente dal 2009 che doveva essere aggiornato per legge".
Nessun automatismo sui prezzi di vendita. "Il decreto non prevede alcun incremento automatico dei prezzi di vendita. Peraltro, com'è noto, in larga parte gli smartphone e tablet sono venduti a prezzo fisso", assicura Franceschini.
Ma la polemica non si placa, soprattutto da parte dei produttori. Un "provvedimento ingiustificato che non riflette il comportamento dei consumatori e l’evoluzione delle tecnologie", dice il presidente di Confindustria Digitale Elio Catania, "Si tratta di un provvedimento certamente non in linea con lo sforzo che il paese deve compiere per sostenere l’innovazione digitale".
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