ECCO IL 35° SEGNALE DELLA RIPRESA: MORTE 168.000 IMPRESE E TASSE IN CRESCITA
Cominciamo col buttare lì qualche dato di questa straordinaria crescita italiana: Il tasso di disoccupazione è quasi raddoppiato negli ultimi anni: se nel 2007 era leggermente superiore al 6 per cento, l’anno scorso ha sfiorato il 12 per cento. Il Jobs Act, peraltro, s’è già dimostrato per quel che è, robetta utile solo a qualche media-grande impresa. Nel 2014, ultimo anno per il quale sono disponibili dati disaggregati, le 5 milioni di partite Iva esistenti hanno versato 96,9 miliardi di euro di tasse all’erario. In sintesi, le tasse non sono diminuite, anche se “rispetto all’anno pre-crisi (2007) – dice la Cgia di Mestre – il peso complessivo delle imposte versate dalle imprese è sceso di 18,8 miliardi di euro”. Quindi cosa è accaduto? Semplice, sono morte 168.000 imprese, ergo meno tasse versate e Pil in calo. Spiega, inoltre, la stessa Cgia: “E’ comunque doveroso ricordare che le uniche imposte a carico delle aziende che il legislatore ha alleggerito nel periodo da noi considerato sono state l’Irap e L'IMU.
Renzi afferma : Se la crisi non si fosse mai verificata, il Pil oggi risulterebbe superiore del 15%, ovvero 230 miliardi di euro, rispetto ai livelli attuali, ”con evidenti riflessi sui bilanci delle imprese e sul tenore di vita delle famiglie”.
LA RIPRESA LA VEDONO SOLO RENZI E I TG DELLA RAI CHE IERI COME PRIMA NOTIZIA PARLAVANO DI MIRACOLO ECONOMICO.
Ma gli Italiani giorno dopo giorno gli credono sempre meno ed anche se Renzi dice:
Non bisogna fermarsi alle percentuali dei partiti perché, a fronte di un astensionismo in crescita globale, è inevitabile fare i conti con il malessere del Paese. Sul tasso di fiducia degli italiani nella ripresa economica, la quota di chi vede segni di ripresa è scesa dal 30% al 25%, mentre chi (ancora) non la vede è passata dal 66% al 68%. Non solo.
Commentando gli ultimi dati dell’Inps sull’occupazione (+800mila posti stabili nel 2015), Renzi ha detto che il Jobs act funziona .
Peccato che non la pensi così il 55% degli italiani, secondo cui la riforma del lavoro approvata dal governo avrà effetti positivi solo di breve durata. Solo il 39%, infatti, si schiera con il premier.
E la crisi, a dire in vero, non è ancora iniziata
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