Come la vita sociale, l'attività economica è scandita da molteplici ritmi. Il ritmo dei giorni, dei mesi, delle stagioni e degli anni. Meno sono elaborate le sue tecniche di controllo dei dati climatici, più l'agricltura è impportante e più la produzione è aleatoria, in quanto soggetta a variazioni climatiche imprevedibili.
Ecco perchè, dalla nascita dell'agricoltura fino all'inizio del XX secolo i paesi industrializzati d'Europa hanno conosciuto un tipo di crisi del tutto particolare, detto crisi frumentaria. Una sicità più o meno forte fa crollare il raccolto annuo di cereali e, a meno di non aver costituito importanti scorte precauzionali, è la carestia, ossia la fame, e l'aumento dei prezzi che colpisce per prime le popolazioni più svantaggiate.
La caduta dei redditi provenienti dall'agricoltura porta con sè una riduzione generale dell'attività, ed è in questo senso che si parla di crisi, una crisi di sottoproduzione, caratteristica delle società agrarie a tecnica rudimentale. Questo tipo di crisi si trova oggi in un gran numero di paesi poveri.
Le crisi contemporanee, non hanno cause climatiche: esse sono in larghissima misura determinate da fattori sociali.
Piu esattamente dall'uomo. Importante qui è menzionare i quattro periodi significativi dell'uomo: nascita, raggiungimento della conoscenza, mantenimento della conoscenza e morte. L'uomo nasce, si impegna per raggiungere la conoscenza, conservare e migliorare la conoscenza ( questo punto è il più pericoloso perchè è molto facile, per boriosità, precipitare nella depressione ) ed infine la morte.
Ciascuna crisi riveste caratteri particolari, che hanno permesso di designare e di elaborare il concetto: contrazione violenta della produzione, caduta dei prezzi, moltiplicazione dei fallimenti, aumento della disoccupazione e flessione del salario, tensioni sociali, spesso attivate da un crack borsistico o bancario più o meno clamoroso che funge da detonatore.
Crisi è il passaggio da un momento di espansione o di sviluppo abbastanza sostenuto ad un periodo di depressione o di contrazione più o meno lungo, nel corso del quale finiscono per mettersi in opera le condizioni della ripresa, punto di svolta inverso della congiuntura.
La storia insegna che l'espansione si realizza generalmente intorno ad una o più industrie motrici che esercitano effetti trainanti su altre attività
Durante il periodo di espansione l'incremento della produzione industriale è sostenuto e relativamente regolare, il che comporta una tensione sui prezzi, in quanto l'espansione è accompagnata da una tendenza inflazionista, ed una congiuntura favorevole all'elevazione dei profitti e della massa salariale.
La domanda aumenta, gli ordini delle industrie motrici si accrescono, l'espansione tende a generalizzarsi. Questa congiuntura promuove, da parte degli investitori, favorevoli aspettative di profitto che spingono gli investimenti, alimenta la speculazione borsistica, mentre l'inflazione gonfia artificialmente i profitti.
A questo punto, la stessa ampiezza dell'espansione, la lievitazione degli investimenti e della produzione, dal momento in cui la domanda non la segue più, crea le condizioni di una ruttura più o meno brutale del processo espansionistico.
Poichè il sistema non può più assorbire la produzione, nè remunerare sufficientemente il capitale investito nei settori chiave, le aspettative di profitto tendono a diventare pessimistiche, la Borsa crolla: è il punto di svolta della congiuntura, la crisi.
Questa si diffonde rapidamente a partire dai primi settori colpiti, diventa generale e provoca reazioni a catena; caduta della produzione, dei prezzi, dei profitti e dei salari, del potere d'acquisto e dunque della domanda.
Si apre allora una depressione più o meno lunga, più o meno accentuata, con il suo strascico di miseria operaia e di spreco di risorse, il cui costo sociale è considerevole, finchè non riappaiono le condizioni di un ritorno all'espansione.
Si può dire che la sola causa di depressione è la prosperità. Questo è un fatto insito del capitalismo, e determinato dalla irrazionalità dell'uomo. Ormai è palese che per l'interesse di pochi si provoca il male di molti
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