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Come incasinarsi la vita lasciando il lavoro in azienda

https://medium.com/italia/come-mi-sono-incasinato-la-vita-lasciando-il-mio-lavoro-in-azienda-cc9ca72873e6

Lavoravo per una delle tre società di consulenza strategica più importanti del mondo.

Una vita stipata in un bagaglio. Una vita da consulente in cui ti perdi tutto e tutti, tranne i fogli di calcolo Excel. Una vita sontuosa da uomo d’affari, per la quale ci hanno addestrato a essere schiavi perfetti nelle scuole per futuri uomini d’affari dove abbiamo conseguito la laurea che ci rende tanto orgogliosi.

Dopo poche ore di sonno, l’autista privato mi avrebbe accompagnato all’aeroporto di Fiumicino, a Roma, dove avrei preso il mio sontuoso volo di prima classe per New York. Al mio arrivo, avrei posato i bagagli in un sontuoso hotel a cinque stelle per dirigermi subito dopo verso l’ufficio del mio cliente.

Lo stipendio? Era sontuoso anche quello. L’azienda vantava retribuzioni tra le più alte del settore.

La fidanzata, gli amici e le relazioni sociali

La mia fidanzata mi aveva offerto tutto l’appoggio possibile, dunque era arrivato il momento di comunicare la notizia ai miei amici intenti a scalare la sontuosa carriera nel sontuoso mondo delle grandi aziende.

Ho detto a tutti che avevo appena lasciato il lavoro per avviare la startup dei miei sogni. Alcuni amici smisero poco a poco di frequentarmi, forse perché pensavano che ci fosse qualcosa di sbagliato in me, dato che avevo lasciato ben due lavori “sontuosi” in breve tempo.

Altri mi diedero il loro sostegno, ma il mio rapporto con loro si incrinò lo stesso:

Mi sono accorto che iniziavo ad autoescludermi dalle relazioni sociali.

 

Ogni volta che vedevo quegli amici, non avevo molte novità da raccontare per rispondere a domande insistenti come “Allora, come va la tua startup? Diventerai il nuovo Zuckerberg, vero?”. O a commenti come “Amico, siamo davvero orgogliosi di te e siamo sicuri che in men che non si dica gli investitori ti correranno dietro.”

loser

Avviare una startup era un processo lungo e, avendo deciso di fare di testa mia, mi stavo sottoponendo a una pesantissima tensione.

Giorno dopo giorno, ero sempre più solo e depresso, ed evitavo le occasioni mondane. I progressi della mia startup non erano rapidi come immaginavano i miei conoscenti, e io ero stanco di spiegare a tutti che startup come Facebook e Twitter avevano impiegato anni per arrivare dov’erano.

Le sole persone con cui mi sentivo a mio agio erano i miei pochi amici imprenditori. Era vero: solo un imprenditore poteva comprendere un imprenditore.

Soldi, soldi, soldi.

Come se non bastassero le difficoltà nei rapporti sociali e la solitudine, dovevo combattere con la madre di tutte le fonti di stress: le mie risorse finanziarie si stavano esaurendo molto più in fretta di quanto pensassi.

Questi problemi stavano compromettendo la mia produttività e la mia capacità di formulare le decisioni giuste. Ero in preda al panico per l’ansia di fare soldi.

Un giorno mi sono persino trovato costretto a chiedere qualche spicciolo alla mia fidanzata perché non avevo soldi per comprare una bottiglia d’acqua. Non sapevo che era solo l’inizio di una vita difficile fatta di alti e bassi.

 

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