Continua la fuga di capitali, via dalle banche italiane e spagnole, con un effetto molto curioso, stando a quanto si legge nell’articolo di Mish Talk: i capitali non fuggono verso le banche tedesche, ma verso quelle francesi.
(Immagine: MishTalk)
L’autore del report, Mike Shedlock noto anche come Mish (consulente di investimenti presso Sitka Pacific, il cui sito è considerato tra i migliori 25 blog finanziari al mondo dal Time Magazine, con importanti riconoscimenti anche dal New York Times, da CNBC e da Bloomberg) ha creato la tabella di cui sopra attingendo ai dati della BCE.
La tabella considera i flussi di capitali prendendo come parametro di riferimento il Target 2, in quanto “misura eccellente per monitorare la fuga di capitali da un paese dell’Eurozona a un altro della stessa area”. Target 2 sta per, come spiega anche PIMCO, Trans-European Automated Real-time Gross Settlement Systems e indica il sistema di pagamenti interbancario che elabora i bonifici inviati da un paese all’altro in tempo reale.
Mish spiega il trend affermando che l’Europa è attanagliata dalla paura delbail in.
“Tornando indietro, ecco un interrogativo chiave: Cosa ha provocato la corsa agli sportelli da parte dei depositanti, in primo luogo? La risposta è il timore deibail in, delle confische, dei controlli di capitali e dei fallimenti bancari simili a quelli che si sono verificati in Grecia e a Cipro”. Un altro motivo è l’assenza di fiducia.
Chiaramente, scrive Mish, il tentativo della BCE di Mario Draghi di incoraggiare maggiori prestiti attraverso il taglio dei tassi sui depositi, lo scorso 3 dicembre, da -0,2% a -0,3%, “non ha funzionato”.
Un’analisi che avalla i timori sulle banche arriva da un articolo di Naked Capitalism.
Il crollo dei titoli bancari in Europa viene spiegato con l’esposizione da parte degli istituti verso il settore energetico, messo in ginocchio dal continuo crollo dei prezzi del petrolio. Tale esposizione potrebbe tradursi in ulteriori perdite, per le banche, del valore di $100 miliardi.
Diverse banche hanno infatti erogato prestiti ad aziende operative nel settore energetico. Con le aziende che annaspano, qual è la probabilità che la banca riveda i propri soldi?
L’articolo fa notare come molte banche avessero già “crediti verso aziende che non erano stati svalutati in modo sufficiente..e ora i conti potrebbero solo peggiorare, se si considera la bassa crescita e la deflazione bordeline in Europa. In più, le banche europee hanno erogato finanziamenti ad altre aziende attive nel settore delle materie prime, non solo in quello energetico, e molte hanno anche prestato denaro ai mercati emergenti, (e qui viene citato il caso di Deutsche Bank, considerata la mega-banca più sottocapitalizzata).
Esiste poi la questione del contesto di tassi negativi, che ha zavorrato fonti vitali per gli utili delle banche, come i margini netti di interessi (NIM-net interest margin). Tanto che Naked Capitalism fa riferimento a un articolo che è stato scritto da Izabella Kaminska nella sezione di FT Alphaville.
“Senza i NIM, non esiste l’attività bancaria. E i tassi negativi divorano i NIM”.
Insomma, i crediti deteriorati non sono l’unica ragione di preoccuparsi per le banche. I tassi di interesse negativi stanno mettendo in ginocchio la loro redditività, e il risultato è che le banche dell’area euro rischiano davvero una escalation della corsa agli sportelli, che di fatto si sta già verificando.
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