Lo scorso 6 febbraio un meteorite di grosse dimensioni è precipitato nell’oceano Atlantico. Ma in pochi lo hanno notato, e nessuna TV ne ha parlato.
Dovrebbe trattarsi di un evento epocale, invece, nessuno ha voluto darne notizia, e soprattutto nessuno è riuscito a vederlo.
il 6 febbraio scorso, alle 15:00 italiane un meteorite di media grandezza – niente a che vedere, per intenderci, con quello che colpì Chelyabinsk nel 2013 – è esploso, disintegrandosi per effetto dell’attrito con l’atmosfera terrestre, 30 chilometri sopra la superficie dell’oceano Atlantico meridionale.
L’energia rilasciata dall’esplosione, spiega Slate, è stata equivalente a quella rilasciata da 13mila tonnellate di Tnt. In ogni caso, non c’è troppo da preoccuparsi: anche se l’evento fosse accaduto sopra un’area popolosa, con ogni probabilità non avrebbe creato troppi danni a persone o cose, eccezion fatta per la comprensibile paura e per qualche finestra rotta.
Sempre per continuare nel confronto, l’esplosione di Chelyabinsk ha rilasciato un’energia pari a 500mila tonnellate di Tnt, 40 volte di più rispetto a quella del 6 febbraio.
L’evento è stato notato da Ron Baalke, del Jet Propulsion Laboratory della Nasa, e poi descritto in dettaglio dagli esperti del Near Earth Object Program dell’agenzia spaziale statunitense.
L’impatto dei detriti derivanti dall’esplosione, comunque, ha avuto poche conseguenze – eccezion fatta per qualche sfortunato pesce che nuotava a 700 chilometri di distanza dalla costa del Brasile. Se fossero necessarie ulteriori rassicurazioni: la maggior parte di impatti di questo tipo avviene sulla superficie degli oceani (per una ragione puramente probabilistica: la terraferma costituisce appena un terzo della superficie terrestre), mentre la frequenza di eventi dell’entità di quello di Chelyabinsk è piuttosto bassa.
Càpitano, in media, una volta ogni cento anni.
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