Stefano Maria Toma commenta il sistema dei trasporti pubblici di Napoli: “Nel definire Napoli una città contraddittoria significa cavarsela con un eufemismo di bassa lega. Una città che vanta la prima metropolitana d’Italia e le più belle stazioni al mondo della Linea 1 e che contemporaneamente assiste allo sfascio delle ferrovie minori mette addosso i brividi”.
Il giornalista Stefano Maria Toma si rivolge al Direttore del Mattino:
Gentile direttore, sono Stefano Maria Toma.
Nel definire Napoli una città contraddittoria significa cavarsela con un eufemismo di bassa lega. Piuttosto ci troviamo davanti a un conglomerato urbano di opposti. Una città che vanta la prima metropolitana d’Italia (“passante ferroviario”, 1911) e le più belle stazioni al mondo della Linea 1 e che contemporaneamente assiste allo sfascio delle ferrovie minori (Circumvesuviana Circumflegrea, Cumana, con le immancabili orde di giovani criminali che ne vandalizzano le carrozze e che dopo, colmo dei colmi, se ne tornano impuniti a casa propria) mette addosso i brividi.
Ricordo che fino a poche decine di anni or sono, Napoli vantava il maggior numero di mezzi pubblici in Italia, e non solo in quella: autobus, filobus, tram, metro, funivia, funicolari, elicotteri, oltre a treni, linee automobilistiche , e aerei.
Nel 1973 Napoli è stata la prima città italiana dotarsi di una tangenziale urbana. Ora i vagoni della Cumana bruciano perché troppo vecchi. Ieri la Circumvesuviana era considerata la linea ferroviaria paraurbana fra le più puntuali del mondo.
Ora c’è il rischio (o la certezza), che i convogli non partano nemmeno…
Fonte: Il Messaggero
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