A Trieste non si potrà «stazionare seduti, sdraiarsi a terra o bivaccare nelle strade, piazze, marciapiedi, sotto i portici, nei pressi di edifici di valore storico e monumentale... nonché sdraiarsi sulle panchine impedendone ad altri il normale utilizzo».
Non si potrà «effettuare qualsiasi forma di accattonaggio... che crei molestia alle persone richiedendo denaro...» e sarà vietato anche dare denaro ai mendicanti «sulle aree pubbliche o aperte al pubblico». Per finire, non si potrà neanche fumare e bere alcolici in tutti i giardini pubblici.
Sono solo alcuni dei divieti previsti dal nuovo Regolamento di Polizia Urbana del Comune di Trieste, approvato giovedì dalla Giunta guidata da Roberto Dipiazza e presentato oggi dal vicensindaco Pierpaolo Roberti (Lega Nord). Il regolamento, «pienamente condiviso» da tutte le forze di maggioranza di centrodestra, passerà al vaglio delle circoscrizioni rionali e della Commissione consiliare per passare poi alla definitiva approvazione del Consiglio comunale.
Il Regolamento prevede pesanti sanzioni (da un minimo di 25 euro a un massimo di 90) per la violazione di questi e altri divieti, come per i «writers» e tutti coloro che «imbrattano «imbratta in qualsiasi modo edifici e manufatti pubblici». Per chi «rimuove o danneggia attrezzature e impianti pubblici, giochi, arredi urbani» la sanzione è 10.000 euro, oltre alle spese di ripristino degli oggetti danneggiati. Ci sono poi i divieti per i parcheggiatori abusivi (da 25 a 250 euro) e quelle per gli automobilisti che fermano l’auto per «contrattare ovvero concordare prestazioni sessuali effettuate da chi esercita la prostituzione su strada» (da 250 a 1500 euro di sanzione).
I divieti - è stato spiegato - non hanno solo l’obiettivo «di mero ordine pubblico, ma anche di igiene, tutela e decoro dell’ambiente urbano e della stessa salute dei cittadini». Le violazioni al nuovo Regolamento, che dovrebbe sostituire quello in vigore, datato 25 marzo 1926, potranno essere rilevate non solo dalla Polizia Municipale ma tutte le forze dell’ordine.
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