Il recupero è stato reso possibile dal contributo della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra, il cui segretario, Mons. Giovanni Carrù, ha saputo apprezzare e riconoscere l’importanza di un monumento fondamentale per studiare e comprendere la fede paleocristiana.
Il 24 luglio, a 83 miglia dalla città di Roma, sulla via Salaria, si celebra il dies natalis di Vittorino. Il suo sepolcro, che ebbe nuova monumentalità da parte del vescovo Quodvultdeus tra il IV e il V secolo, determinò la formazione di articolate gallerie [Martirologio Geronimiano, V secolo]
Domenica 7 febbraio, a seguito di scavi e sistemazioni interne, è stata riaperta al pubblico la Catacomba di San Vittorino e, così, L’Aquila, dopo 12 anni, ha potuto riappropriarsi di uno dei tesori più preziosi del suo territorio. E’ tornato accessibile, infatti, il cimitero situato nel sottosuolo della chiesa di San Michele Arcangelo: sarà aperto al pubblico, il sabato e la domenica.
Una visita assolutamente da non perdere.
Il recupero è stato reso possibile dal contributo della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra, il cui segretario, Mons. Giovanni Carrù, ha saputo apprezzare e riconoscere l’importanza di un monumento fondamentale per studiare e comprendere la fede paleocristiana. Nella circostanza, l’Arcipretura di San Michele Arcangelo ha presentato anche il progetto di valorizzazione della ‘chiesa vecchia’ che sarà destinata ad attività socio-culturali e che è stata arricchita da pannelli che espongono la storia del luogo e reperti archeologici provenienti dai locali sotterranei.
La catacomba è strettamente connessa all’antica città di Amiternum, conquistata dai romani all’inizio del III secolo avanti Cristo. Si ritiene che qui fu sepolto il martire Vittorino. La lunga incisione in latino cristiano su una lastra di marmo sembra non lasciare dubbi: “Sancto martyri Victorini”.
Attorno alla tomba del martire, si è sviluppato il cimitero sotterraneo, costituito da un lungo corridorio d’accesso che immette in un’ampia galleria e da sei ambienti, tre dei quali con pianta regolare e rivestiti, gli altri scavati invece nella roccia.
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La catacomba è stata studiata dalla professoressa Letizia Pani Ermini e, negli ultimi anni, indagata archeologicamente dalla Pontificia Accademia di Archeologia Cristiana, sotto la direzione della professoressa Anna Maria Giuntella dell’Università di Chieti, tra il 2000 e il 2004: gli scavi hanno consentito il rinvenimento di più di un centinaio di sepolture di differenti tipologie.
L’importante sito archeologico, oggi restituito alla comunità aquilana, potrà contribuire – unitamente alle rovine del teatro e dell’anfiteatro dell’antica città di Amiternum, già visitabili nella piana sottostante – alla creazione di un vero e proprio sistema museale che consenta la conoscenza della storia millenaria di un territorio ricco di testimonianze storico-artistiche.
Nel territorio aquilano sono state scoperte anche altre catacombe: a San Lorenzo di Beffi, nel comune di Acciano, a Castelvecchio Subequo e nella Chiesa di Santa Giusta di Bazzano.
Fonte: News Town
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