Da qualche tempo sui cellulari degli italiani sta arrivando il seguente messaggio truffa:
—— SMS ——
Da: CartaSi
Ricevuto: XX xxx 2012 08:15
Oggetto: Gentile cliente,Gentile cliente, la sua carta di credito
e stata bloccata. Siete pregati di
accedere al sito www.cartasid.com , per
seguire la procedura di sblocco.
Si tratta di una nuova forma di truffa informatica, il cosiddetto phishing, ma questa volta la novità è che il messaggio arriva via SMS. Dalla Banca Nazionale Slovacca nei giorni scorsi era già stato lanciato un allarme simile.
La tecnica usata dai truffatori viene chiamata in inglese col termine mishing, contrazione di mobile phishing (pescare, ovvero truffare ingenui o distratti che abboccano). In pratica il mishing consiste nell’invio di SMS direttamente sui cellulari dei clienti delle banche, con un messaggio del tutto simile a quelli normalmente inviati dalle banche o dai gestori dellle carte di credito. Andando sul sito indicato, quasi del tutto corrispondente a quello “vero”, i truffatori chiederanno di compilare i dati della carta per poi procedere a prosciugare il credito residuo con operazioni illecite.
Il dominio cartasid.com, è stato registrato da una società inesistente.
IL consiglio è sempre di prestare massima attenzione verso tutti i messaggi che si ricevono, via e-mail, SMS, social network ecc. e di NON compilare mai richieste di questo tipo.
Il DDL appena varato, approvato "salvo intese" (ovvero passibile di modifiche prima di iniziare l'iter parlamentare), introduce il licenziamento per motivi economici. Qualora il giudice dovesse ritenere il provvedimento dell'azienda illegittimo il lavoratore non potrà essere reintegrato in azienda ma riceverà un indennizzo di 15-27 mensilità tenendo conto dell'ultima retribuzione. Il governo si è impegnato a prestare particolare attenzione per evitare abusi da parte delle imprese.
Diviene possibile anche il licenziamento per motivi disciplinari, se un giudice stabilisce che l'azione è illegittima, in questo caso è prevista la possibilità di reintegro o una indennità tra 15 e 27 mensilità in base all'anzianità.
In caso di licenziamenti discriminatori resta il diritto al reintegro per tutti, a prescindere che l'imprese abbia più o meno di 15 dipendenti.
Questo particolare è importante al pari dei due casi di licenziamento sopracitati, perchè l'articolo 18 in vigore fino ad oggi, varato nello Statuto dei Lavoratori del 1970, prevedeva il diritto di reintegro solo per le imprese com più di 15 dipendenti.
Il costo sostenuto dal datore di lavoro in caso di vittoria del lavoratore sarà svincolato dalla durata del procedimento e dalle inefficienze del sistema giudiziario.
Per evitare processi lunghi è prevista l'introduzione di un rito procedurale abbreviato per le controversie in materia di licenziamenti, che ridurrà ulteriormente i costi indiretti del licenziamento.
Le modifiche apportate a questa parte dell'articolo 18 possono, dunque, essere interpretate con neutralità e, in linea di massima, essere condivise da tutte le parti sociali. Non si accontenta nessuno per non scontentare tutti, questo è il principio ed è rispettato dall'introduzione di due casi d'uscita e di un più generale principio di diritto d'entrata.
In uno Stato dotato di sistema legislativo e giuridico funzionante, questo DDL renderebbe il mercato del lavoro più flessibile di quello attuale, ma nel nostro caso c'è da fare i conti con la lentezza del sistema giuridico e dei processi. Insieme con la responsabilità civile per i magistrati, questo DDL doterebbe i lavoratori di garanzie sufficienti ad un più snello mercato del lavoro.
Il dominio internet Mediaset.com non torna a Mediaset: un collegio di saggi dell'organizzazione mondiale per la proprietà intellettuale, Wipo, respinge il ricorso per la riassegnazione.
Si tratta di una battaglia legale iniziata un anno fa. Lo scorso agosto il gruppo Fenicius Llc, con sede nel Delaware, negli Stati Uniti, registra Mediaset.com attraverso un'asta online dopo un mancato rinnovo: la procedura è avvenuta con l'aiuto di un'altra società, Moniker.com, specializzata nella ricerca di indirizzi internet rimasti liberi che possono essere aggiudicati durante contrattazioni sul web.
A novembre l'azienda di Cologno Monzese chiede l'intervento del Wipo: ricorda la possibile confusione con il marchio Mediaset e sostiene la malafede di Didier Madiba, rappresentante legale di Fenicius Llc, durante la fase di registrazione e nell'uso attuale dello spazio web, rimasto inattivo.
La difesa del gruppo degli Stati Uniti era affidata a uno studio specializzato nelle battaglie giudiziarie online, ESQwire: Madiba ha replicato che aveva richiesto il dominio per vendere "media sets": sostiene che sia una parola generica, utilizzata anche da altre imprese. Ma negli ultimi mesi non ha potuto mettere in pratica i suoi progetti imprenditoriali a causa di una grave malattia. Secondo il collegio dei saggi del Wipo non è dimostrata la malafede: mancano fatti o esempi specifici per verificarla. E respinge la domanda di Mediaset.
Raul Bove mi piace 2872 giorni fa
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#ffffff; font-size: 13px; font-style: normal; font-weight: normal; background-color: #141414;"> Negli scorsi giorni a cavallo delle festività , il sole è stato protagonista di un'intensa tempesta solare che ha riversato sulla terra una grande quantità di radiazioni. Già in passato si sono svolti eventi di questo genere: e più precisamente nel 1859, anno in cui ancora non vi era il livello di tecnologia che possediamo oggi.
Chissà che le tempeste solari non sia la principale causa dello sciame sismico che si è verificato nell'ultimo anno !.
Porta in alto la mano
segui il tuo capitano,
scappo con il pattino
sono capitan Schettino..
un passo avanti ondeggiando un passo in dietro affondando...
mica faccio er bagnino, sono capitan Schettino!"
********
“Non sono fuggito, sono caduto nella scialuppa!”
********
Chi acquista su internet della merce contraffatta (per esempio, un bene che riporta un marchio falso, ma di fattezze identiche a un altro più noto, come potrebbe essere un finto Rolex) rischia soltanto una sanzione amministrativa (quella prevista daldecreto legge n. 35 del 14 marzo 2005) e non una condanna penale.
In particolare una recente e importante sentenza della Cassazione (sentenza n. 22225/12) ha escluso si possa parlare, in questi casi, del reato di ricettazione o di "acquisto di cosa di sospetta provenienza".
La Corte ha così scagionato l'acquirente di alcuni orologi falsi provenienti dalla in Cina e bloccati, in un momento successivo, alla dogana.
Tale comportamento è considerato illecito penale da una direttiva della Comunità Europea (direttiva n. 2004/48/CE), che non è stata, ancora per il momento, recepita nel nostro ordinamento.
Il che significa che tutt'al più l'Italia potrà essere condannata per inadempienza agli obblighi comunitari, ma il cittadino che acquisti falsi su internet non rischia di macchiarsi la fedina penale.
In ogni caso, l'incauto acquirente dovrà sempre sperare che i prodotti non vengano bloccati alla dogana, altrimenti rischierà in ogni caso una confisca.
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