l 6 maggio del 1976 un violento terremoto fece tremare il Friuli. Fu avvertito in tutta Italia e provocò quasi mille morti. Il laboratorio Hci dell'Università di Udine, utilizzando le tecniche della realtà virtuale, ha ricostruito gli effetti di quella scossa sul duomo di Venzone. © Università di Udine (Hci Lab)
Il terremoto venne avvertito in quasi tutta l'Italia centro-settentrionale, fino oltre Roma. La zona maggiormente colpita fu la media valle del Fiume Tagliamento, ma i paesi interessati dai danni furono numerosissimi. In totale 119 comuni nelle province di Udine e Pordenone subirono danni più o meno gravi. Nonostante fosse conosciuta l’elevata sismicità della regione ed in particolare della zona di passaggio tra la pianura ed i rilievi montuosi, la maggior parte dei comuni gravemente danneggiati, come ad esempio Buia, Gemona ed Osoppo, non erano classificati sismici e non erano quindi soggetti all’applicazione di norme specifiche per le costruzioni,
Il danno al patrimonio edilizio fu enorme ed anche l’impatto sull'economia fu notevolissimo: circa 15.000 lavoratori persero il posto di lavoro per la distruzione o il danneggiamento delle fabbriche.
Nelle ore che seguirono la violenta scossa, la forte presenza militare in Friuli consentì, fortunatamente, che le operazioni di soccorso fossero sufficientemente rapide ed efficaci, facilitando lo sgombero delle macerie, l'allestimento di ricoveri provvisori e cucine da campo, la riattivazione dei servizi, riducendo così i disagi ai terremotati. Il sisma del 1976 in Friuli ebbe un forte impatto sull’opinione pubblica; peraltro fu anche il primo terremoto in cui “la diretta” televisiva portò le immagini del dolore e della distruzione in tutte le case italiane.
La scossa del 6 maggio fu seguita da numerosissime repliche, alcune delle quali molto forti; in particolare la scossa del 15 settembre, alle ore 10:20, magnitudo 5.9 (Maw), che raggiunse l’intensità del VIII-IX grado MCS provocando 12 vittime, ulteriori distruzioni ed aggravando il danno già causato dal terremoto del 6 maggio agli edifici non ancora riparati.
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