Londra, fine del 1800. Victor Frankenstein (James McAvoy), un brillante studente di medicina e scienziato visionario, si imbatte in quello che ritiene un genio grezzo: un uomo fuori dal comune, costretto a esibirsi in un circo e a studiare anatomia nelle ore di libertà dal lavoro. Lo libera dalla schiavitù, ne corregge le deformità e lo prende come suo assistente, dandogli il nome di Igor Strauman (Daniel Radcliffe). I due fanno esperimenti su come riportare in vita i tessuti morti. All'origine del progetto di ricerca non c'è solo l'intento nobile di aiutare l'umanità, ma anche un'ossessione derivante da un trauma infantile subito da Frankenstein. L'arroganza sempre più marcata con cui l'uomo si paragona a Dio nel corso della sperimentazione creerà dissapori con il suo devoto Igor, le cui motivazioni al lavoro sono invece sobrie. A creare ulteriori problemi, la presenza, nei dintorni, di un detective (Andrew Scott), fervente cattolico e deciso a bloccare gli studi sull'immortalità.
Si tratta di un ennesimo tentativo di rinnovare il classico di Mary Shelley, in questo caso modificando la prospettiva del racconto, il che si traduce in un impoverimento dello stesso. "Victor: La storia segreta del Dottor Frankenstein" scorre e si lascia guardare ma il dubbio che di questa ennesima operazione commerciale mascherata da pellicola in costume si potesse tranquillamente fare a meno rimane più che legittimo.
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